Ho la faccia stanca.
Di chi non dorme, di chi dimentica di mettersi la crema idratante, di chi non va dal parrucchiere da un po’ di tempo.
Ho la faccia stanca di chi non si trucca e non ha più venti anni.
Mi sento più vecchia di 10 anni. forse lo sono.
I familiari di chi è malato portano un peso gravoso sulle spalle. Sono sani. E chi è sano è in forma ed è giusto e quasi doveroso che si occupi di tutto.
Non c’è molto tempo per la paura, che si insinua subdola solo nei ritagli di tempo, ti coglie di sorpresa, mentre stai guidando o mentre sei in cassa al supermercato.
Quando senti un bambino chiamare papà e corrergli in braccio.
Per il resto, c’è solo da correre. Prenotare visite, fare qualche ricerca su internet, rispondere alle telefonate, seguire le trafile burocratiche.
Ogni tanto mi vengono in mente i momenti della vita PRE. Sembrano anni fa.
La nostra routine, le nostre abitudini, i progetti, i viaggi passati e la voglia di farne ancora.
Mi manca da togliere il fiato la vita di prima, mi manca così tanto che quasi mi sento in colpa, il bisogno frivolo di andare a fare sport, una scampagnata e una cena fuori.
Certo, lo so che si possono fare comunque queste cose.
A suo modo, a suo tempo.
Ma lo senti che non sarà più lo stesso, sia fisicamente che, soprattutto, emotivamente.
Perché lo sai, che in mezzo tra te e lui c’è sempre anche il mostro, e ti chiedi quanto potrà durare, stai là con la paura di un malessere improvviso e una lamentela sul prossimo dolore.
Non sono abituata a vedere mio marito debole.
È sempre stato di quegli uomini che per un 37.5 di febbre avrebbe chiamato il prete, ma erano malesseri passeggeri.
Delle volte mi sento arrabbiata, anche. Ho voglia di gridargli di reagire, di sforzarsi, di non lasciarmi sola con questo peso e questo dolore.
Poi torna l’uomo di sempre, coi suoi tempi, per certi momenti, e allora mi sento di nuovo in colpa, per non aver saputo ancora una volta avere pazienza.
La verità è che ho bisogno di lui.
Ma l’uomo che era prima non c’è più, è andato via quel 16 gennaio 2019. È diventato qualcos’altro, qualcosa di non ancora definito, un uomo piegato dalla malattia e dal dispiacere, che prova a combattere col suo corpo e coi suoi fantasmi.
A volte ci riesce. A volte no.
Mi manca. Mi manca un padre per mio figlio che sia padre al 100%, esattamente come lo era prima.
Quanto ci metterò a capire che è tutto diverso?
Che tutto è cambiato per sempre?
Quanto ancora, prima di abituarmi a questa condizione?
Questa foto è stata scattata ieri, a furia di rimbrotti e riprese Jacopo ha capito che non può più saltare addosso al papà, che non può più essere preso in braccio. Si è adeguato. I bambini si adeguano sempre.
Ogni tanto mi chiede quando guarisce il papà, ma non sembra farlo con dispiacere. Gli rispondo che ci vorrà un po’. Lui il più delle volte cambia totalmente argomento, catturato da altre cose più imminenti e più divertenti.
Ieri li guardavo mentre parlocchiavano sul divano abbracciati e l’ho sussurrato, piano : “non rimarremo soli, amore mio”.
Forse lo hai già capito, che è tutto diverso, che tutto è cambiato per sempre. Lo hai capito nello straniamento che descrivi. Devi solo farci l’abitudine e adattarti, come vostro figlio. Non riesco nemmeno a immaginare cosa provi e quanto sia maledettamente difficile, ma ammiro la tua grinta e la tua tenacia. Sei un’ottima compagna e sono sicura che anche Ale sente la tua forza. Deve essere un sostegno a catena, un cerchio d’amore che si stringe e soffoca questo mostro. Noi ci siamo, quando vuoi, per puntellare i tuoi momentanei (e fisiologici) cedimenti e farti ritrovare la via del coraggio semplicemente mettendoti di fronte allo specchio. Non sei più “vecchia” di 10 anni: sei più saggia <3
Siamo alla ricerca di brandelli di normalità. Ad esempio ieri e oggi è tornato a lavoro, ci sembra una conquista grandissima, non sappiamo quanto potrà durare, ma ce la godiamo. E così anche io ho un attimo di riposo perché mi sono influenzata, alla fine il fisico scricchiola come la testa. Grazie di tutto.
Potremo mettere diecimila like. E non te ne fregherebbe niente. Come cambia la ruota delle priorità, Chiara! Vorrei appiccicar qui il cuore, ma non posso farlo, e comunque varrebbe poco. Mi sono dovuta interrompere almeno due volte, leggendo, perché non vedevo più niente: piangevo. Hai un grande coraggio, oltre ad averci dato una scrittura stupenda nel suo terribile dramma: hai ammesso i sensi di colpa, la rabbia, la prepotenza di voler tornare a un “prima” che pare impossibile. La paura che ti salta addosso quando abbassi la guardia. Quella cosa del supermercato… mi ha ricordato quando quasi due anni fa la mia bambina era in preda a problemi assurdi di stampo psicogeno e la nostra vita saltò in aria. Letteralmente. Forse lo ricordi. Dopo quasi due anni non ne siamo ancora del tutto fuori, anche se non è paragonabile a quello che state vivendo. Però ricordo proprio quel senso di estraniazione dal mondo: quel giorno che m’infilai nel supermercato qui accanto, quello vicino e piccolo perché di fare spese vere non c’era tempo né modo. Guardavo la cassiera: era la stessa di sempre. Ma a me sembrava un’aliena. Lontana, tanto lontana. Tutto diventa lontanissimo. Anche se noi siamo vicini a te con tutte le forze. Ti abbraccio sempre, Jacopo ti aiuterà con le sue forze ingenue, con quella infinità incredibile e leggera che hanno i bambini.
Ah questa cosa della cassiera. L’altro giorno al supermercato ne ho trovato uno che mi ha tenuto là 10 min a raccontarmi tutte le sue beghe e i suoi problemi con l’azienda. Ero in silenzio. Avrei voluto gridare MA LEI HA LA PIÙ PALLIDA IDEA DI COSA STO PASSANDO? poi però ho pensato che fosse normale così, ognuno c’ha i suoi fantasmi e le sue croci e non vediamo mai realmente chi abbiamo davanti. Grazie di tutto e di cuore.
Ci sono dovuta ritornare più volte, non riuscivo a leggerlo questo tuo post. Rivivere le sensazioni che tu provi adesso mi fa ancora male. Ti capisco, Chiara. Ti capisco benissimo.
È cambiato tutto, tutto è diverso, questo lo hai capito…quando ti ci abituerai? Forse mai! Si cercano nuovi equilibri, si trovano. Si ringrazia ogni singolo giorno perché si sta assieme ma la “vecchia vita” mancherà sempre un po’. Non fartene una colpa o non sentirti egoista. Ne per questo ne per la rabbia che provi.
“Non resteremo soli, amore mio” fallo diventare il tuo mantra.
Ti abbraccio forte cercando di dare sollievo un po’ alle tue spalle.
Grazie per queste splendide parole. Ho staccato la pagina fb dal blog perché non volevo ridondanza, non volevo troppa attenzione. Però quando Madda mi ha chiesto se poteva condividere il post gli ho detto di sì perché volevo arrivasse anche a chi c’è passato. Ho fatto bene. La vostra vicinanza mi fa bene. Un abbraccio
Da poco ad un incontro di yoga si rifletteva sulla vita. Il maestro conclude con un “la vita è affrontare problemi, quel che conta è prenderne uno alla volta per poi passare al successivo”. Se ci penso bene è realmente così, ma che stress!!!
Ale è un papá speciale, l’unico papá che ha fatto la visita in asilo da solo. E noi tutte a pensare “esiste una mamma che si fida così tanto del compagno?!’ Quella persona esiste e sei tu Chiara. Siete speciali e avrei solo voglia di abbracciarvi tutti e tre.
❤
Pensa che una amica un giorno mi ha detto “è bello che ti pesa fare tutto da sola, vuol dire che prima non lo facevi, che avevate costruito una bella famiglia”. È vero, siamo sempre stati intercambiabili per molte cose. Lo so, un passo alla volta, un giorno per volta, un problema per volta. Ma è così difficile quando ti assalgono tutti insieme. Un abbraccio grande grande