Resilienza

Resilienza

1) Lo gnomo non ha dormito la scorsa notte. Il mal di pancia, un paio di punture di zanzara, il caldo, sommati alla sua lieve inclinazione per il dramma, hanno cominciato a presentare il conto intorno all’una del mattino.
Quando finalmente dopo mezz’ora sono riuscita a calmarlo e farlo riaddormentare, e sfinita mi sono accasciata sul letto in preda a pensieri negativi che dal troppo sonno non riuscivano neanche a reggersi su, ho sentito un rumore provenire dalla stanza accanto, come dei gemiti di dolore.

Poi, lentamente, ho realizzato. Erano gemiti si, ma non di dolore.

Ho svegliato la mia dolce metà: “ehi, ma li senti questi?”-

Nessuna risposta.

Do un agitatina al braccio: “ohhhh, li senti?”.
Lui apre un occhio solo, tanto basta per sentirli. “ma a quest’ora ciulano questi?”. Dice, poi torna a dormire.

Va bene, tralasciando la risposta da latin lover della mia un tempo ormonale metà,
ho trovato questi due vicini di casa grandiosi.
Con grande probabilità mio figlio li aveva svegliati, e loro anziché, che so, bussarmi sul muro o pensare   – ma che palle sto bambino –
si devono essere detti: “vabbè, già che siamo svegli… ci diamo dentro?”.

Certo, quando il figlio non è tuo è molto più facile. in ogni caso sono contenta di aver in qualche modo contribuito a ravvivare la loro vita di coppia (almeno la loro!) 🙂

—–

2) Quando siamo arrivati al mare venerdì mattina il panorama era desolante. Una montagna di alghe aveva invaso la spiaggia e l’acqua rovinando completamente il paesaggio e la possibilità di farsi il bagno. Nei nostri occhi una delusione che manco avessimo scoperto in quel momento che Babbo Natale non esisteva.

Da mesi avevamo bloccato una casa in riva al mare proprio per permetterci di fare una settimana di relax con alcuni parenti.
Soldi buttati, ci siamo detti. A saperlo rimanevamo in città, ci siamo ripetuti.
E anche: ma che sfiga oh, ma che sfiga, come è possibile essere 
così sfigati?

Poi è arrivata la rabbia: “ma il comune deve prendere una ruspa e spostare questa schifezza, non è possibile che se ne freghino così dei turisti, la gente qui investe dei soldi”.

E mentre eravamo tutti, una dozzina di turisti incremati e con telo di mare sotto braccio, mentre eravamo tutti là, a far assemblea condominiale e lamentarci dello schifo di sorprese che ci riserva la vita,
una ragazzina di 10, 11 anni al massimo, si è incamminata silenziosa verso il muro delle alghe sul bagnasciuga.

Lentamente e sprofondando un po’ l’ha superato e si è tuffata.
Siamo rimasti là, zitti, a osservare la scena e ad aspettare un ok.

è bellissimo qui!

ha gridato. E così i bambini si sono divertiti a spalare le alghe e buttarle al vento e anche io ho preso lo gnomo in braccio e abbiamo scavallato quel muro grigio e morbido e lui rideva, rideva.

nei giorni seguenti si sono formate come delle pozzanghere d’acqua nei buchi fatti dalla scavatrice e i bambini hanno iniziato a giocarci dentro, come fossero delle piscinette, che una famiglia c’ha messo dentro un canotto pieno d’acqua, pure.

Ecco, questi due episodi sono un chiaro esempio di qualcosa che noi sottovalutiamo sempre, eppure può salvarci da mille situazioni diverse nei mille modi possibili in cui si può essere salvati.

Si chiama RESILIENZA.
combattere gli eventi della vita, girarli a nostro vantaggio e vedere il buono e il bello che si cela dappertutto.


perché si, davvero ogni frittata può essere girata e rigirata mille volte.
Vero, rimarrà sempre una frittata, la sua sostanza non cambierà di certo.
Ma quella sfugge totalmente al nostro controllo.
Quello che invece possiamo controllare sono gli occhi con cui la si guarda.

Anziché lamentarci, anziché fossilizzarci sull’idea di un destino crudele e delle ingiustizie della vita,
stando però fermi, immobili, proviamo a ricavare il buono che c’è in ogni situazione.
Sta tutto nella nostra testa. Sta tutto nella nostra percezione.

Lagna, chiama sfiga.
Sfiga, chiama negatività.
Negatività, chiama infelicità.

 



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