Come ti muovi, pesti merda.
Molti di voi ricorderanno la scena finale del film cartoon “Gli Incredibili”:
Jack Jack, ultimogenito della famiglia, fino ad allora rimasto paffuto, pacifico e privo di poteri, improvvisamente si trasforma in un piccolo furioso, infuocato e indemoniato quando viene rapito del cattivo di turno.
Ecco, credo che mio figlio mi abbia scambiato per quel cattivo di turno.
Credo sia realmente convinto che un cambio pannolino, lavarsi le mani, smetterla di cercare di suicidarsi saltando sul letto, siano delle inutili regole pre-rapimento, a cui opporsi con tutti i suoi poteri.
E che poteri. Mario Merola potrebbe niente davanti alle sue scenate, alla sua disperazione, a quella incredibile irragionevolezza che i bambini riescono ad avere.
Il problema è quando queste scene di autentica disperazione partono dal niente.
Un attimo prima ho davanti a me un bambino sorridente, che alza la manina e indica il cielo facendo “pio pio”, e l’attimo dopo ho uno gnomo con un concentrato di rabbia e disperazione più denso che nel pomì.
“che è successo? mi sono distratta un attimo… cosa mi sono persa?”
Non capire cosa HA e perché LO FA, mi destabilizza, mi fa sentire inadeguata e chiedergli cosa è successo non serve a niente, se non a farlo arrabbiare di più perché ancora il suo linguaggio è molto limitato.
Ho capito che tutta l’educazione infantile è un terreno incolto, che ci cammini ma non sai esattamente dove metterai i piedi.
Puoi avere letto tutti i libri del mondo, visto tutti i video e partecipato a tutte le migliori conferenze,
ma non ci sarà niente che potrà proteggerti dal NON fare la cosa giusta.
Sarai armata di tutte le migliori intenzioni, cercherai di addentrarti nella sua psiche con la delicatezza di un elefante in una tavola di cristalli, delicatamente si, sospirante, carica di energie e buoni propositi,
ma sei e sarai sempre un elefante che come si muove spezza bicchieri e rompe calici.
Alla fine, puoi solo sperare di non aver seminato troppo caos, che la conta dei cocci non sia eccessiva e che la tavola resti intatta, anche se non più tanto ben apparecchiata.
Siamo umane, e la pazienza spesso niente può se corre insieme alla stanchezza, alla non comprensione, al mal di testa, al pensiero che dopo devi fare un sacco di cose che lo sai benissimo che non sono urgenti quanto tuo figlio.
Ma tuo figlio in quel momento è quel nano infuocato che decisamente non ti sta tanto simpatico, e la sfida più grande è non farsi contagiare da tutta quella rabbia.
Spesso, la soluzione più semplice è MOLLARE.
pensiamo sempre di dover fare qualcosa e invece a volte è necessario non far niente.
DUE GIORNI FA:
Lo gnomo piangeva da vari minuti, senza un apparente perché.
“sgridalo!”
“comprendilo!”
“fatti vedere tranquilla!”
“arrabbiati!”
“trova la frase giusta! abbraccialo!”
“pensa a cosa può essere successo, su pensa, qualcosa sarà!”
“Urla!”
Erano tutte voci che si affollavano nella mia testa.
In totale contrapposizione tra loro, ma si sa, la mente è fatta così.
Forse le ho anche attuate. tutte, una a una, per vedere quale funzionasse di più-
Poi mi è venuta in mente un’altra opzione: “BISCOTTO”.
No, non da dare al bambino. Per me.
Gli ho solo detto: “senti, io sono qui se hai bisogno, ok?”
Sono andata in cucina, mi sono seduta al tavolo e mi sono messa a mangiare degli ottimi biscotti.
è successo come nelle pubblicità, che lo gnomo continuava a piangere senza tregua ma io non lo sentivo più.
anzi, se mi concentravo riuscivo pure a sentire il rumore di qualche musica classica di sottofondo.
Dopo vari minuti (2,10?) è venuto con le lacrime secche agli occhi, l’ho abbracciato, gli ho offerto un biscotto e così siamo stati, senza dire niente.
Non so quanti bicchieri di cristallo io abbia rotto, forse molti, forse pochi.
E voi, quanto è incolto il vostro terreno ?